Sophia (Robin solo) - Apr. 28 '10: Teatro Furio Camillo, Roma (IT)

Set list
1. Heartache
2. If Only
3. Where Are You Now
4. Are You Happy Now
5. Every Day
6. Holidays Are Nice
7. Something
8. I Left You
9. Another Friend
10. If A Change Is Gonna Come
11. Oh My Love
12. Ship In The Sand
13. Lost
14. Directionless
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15. Last Night I Had A Dream
16. So Slow


Review 1
Arrivo al Teatro Furio Camillo dopo una giornata in giro che mi ha lasciato sorridente e piena di cose nuove a cui pensare. Questo è secondo me il teatro più bello di Roma, così nudo e intimo, con i quadri a farti compagnia mentre aspetti di entrare in sala e i tavolini e la gente radical ma non troppo. Siamo qui per Robin Proper Sheppard e le canzoni dei Sophia. In scena, due pannelli con la copertina di un disco, un registratore e un microfono vintage. Poi, Robin che si toglie le scarpe perché il legno scricchiola e la sua voce e la chitarra e le battute e i frammenti della sua vita, delle storie che vanno male, delle perdite, dell’amore e dei Simpson. Appoggio la testa sulla sua spalla e restiamo così ad ascoltare il concerto, con la gente che applaude affettuosa e rapita e gli intermezzi con le dediche a chi ha scritto a Robin per chiedergli di suonare la propria canzone preferita. Un concerto che ti lascia una sensazione calda, alla fine. Tipo tepore.
Valu, www.aspettaunattimo.com, 29/04/2010


Review 2
Qualche sera fa io e Vale siamo stati a vedere Sheppard suonare. Robin Proper-Sheppard, quello dei Sophia, ricordate? E come dimenticare? Lui era anche l'anima dei The God Machine, band fondamentale per ogni indie rocker. Sebbene il manifesto pubblicitario parlasse dei Sophia in concerto, mi avvisano che sarà lui, da solo, per novanta minuti. Interessante. Arriva, un pò trafelato (lo fa spesso, a volte sospetto che sia ormai un trucco scenico!) ci saluta, parte con qualche aneddoto, la serata sarà colma di racconti e di umorismo. Quell'agrodolce stiloso che solo Sheppard è capace di esprimere senza dare fastidio.
Parte. In principio penso: che cavolo, una voce e una chitarra acustica, zero assoli, due arpeggi probabilmente in tutta la serata, potevo esserci anche io sul palco; ma comincia a sfoggiare una serie di brani memorabili. Ricorda un pugile, vuole conquistarci, ci vuole una punta di fegato. Il teatro è piccolo. Lui non è ad un falò. Sheppard notoriamente dimentica le parole (quasi sempre con Are you happy now!) e gli accordi. Non fa eccezioni, sbaglia, un Oh Shit! e ride. Anche questa l'ho già vista ad altri suoi live. Coraggio Rob, stupiscimi. Arriviamo ad I left you. Siamo oltre la metà dell'incontro. E' qui che mi piace vedere i pugili, quando barcollano. Come ne usciranno vivi? Parte, si sgola. Le scarpe le aveva tolte al principio, il legno del teatro scricchiolava e allora via, lanciate come fosse in casa. Scalzo, con questa chitarra che faceva su e giù, ancorata per sempre al suo corpo, si sposta, si muove, i suoi ritornelli infiniti, tutti uguali, potrebbero ucciderlo senza una band a supportarlo, ma accade il miracolo. Robin si rivela, finalmente. La concessione è totale, ogni frase è diversa perchè cerca di tenere una forza che gli sta fuggendo dalle mani. Potrebbe apparire come un folle che litiga con la sua chitarra, una di quelle scene comiche dove nell'horror di serie B il mostro attacca il protagonista e si sente che è lui a tenerlo incollato anche se deve fingere di volerlo scagliare lontano. Eccolo Sheppard, pugile ritrovato, le guance sempre più rosse, il sudore della fronte. Quando finisce il brano è un tripudio. Una punta di commozione è arrivata anche quando racconta la genesi di So slow, scritta dopo la dipartita del bassista dei The God Machine, primo brano dei Sophia in assoluto, che mi lega profondamente al mio vecchio chitarrista. Una serata strana, di un corpo prosciugato...
dirtyfake, dirtyfake.splinder.com, 30/04/2010