Sophia - Apr. 23 '07: La Casa 139, Milan (IT)

Set list
Another Trauma
Death Of A Salesman
Big City Rot
So Slow
Are You Happy Now?
If Only
I'd Rather
Where Are You Now?
Pace
Oh My Love
Ship In The Sand
The Sea
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Last Night I Had A Dream
Fool
The Desert Song No. 2


Review 1
Mi piace sophia, lo devo ammettere.
Al secondo appuntamento scalcio i dubbi e i cattivi pensieri, lei si fa attendere ma arriva come ricordavo sapesse fare.
Leggera e intensa, mi abbraccia piano e mi accompagna un po' sottovoce, che mi vede che sono ad un passo dalle nuvole e vuole lasciarmi un po' li, sognante.
Però capisce quando è ora di farmi sentire che c'è, e non ha paura di stringermi forte e farmi girare elettrica quando serve, su un filo di chitarra e voce quando sa che è lì che le chiedo il meglio.
..che la quiete è una passeggiata su un filo, sospesi tra noia e poesia: un passo falso e sarebbe solo un'altra serata tra le tante.
Ma lei non sbaglia, e mi sorprende perchè sa cambiare. Che certa gente è come le stagioni, scivola via ma poi sai che torna. Anche se quelle di una volta, dicono, non ci sono più.
Giriamo forte senza paura di alzare la voce, che non sarà la tecnologia che ci ucciderà.
Amo sophia perchè si fa amare da me e dai miei amici rockerz, ma nessuno le vuole male e lei ha qualcosa per tutti. E siamo tutti come a casa qui, 139.
Amo sophia, ciao sophia.
Mirkusiz, marubinirulez.splinder.com

Review 2
A volte ritornano
C’è indubbiamente un rapporto speciale tra i Sophia e l’Italia, che porta la band inglese – anche se il frontman Robin Proper-Sheppard è di origine americana – ad inserire parecchie date nella nostra penisola all’interno dei propri tour europei. Lo show dello scorso 23 aprile è stato replicato una settimana dopo nello stesso locale, ed il totale conta ben nove concerti in terra nostrana. Ma prima di passare alla musica, parliamo appunto di questa Casa 139, un circolo ARCI in cui per entrare, quel lunedì sera, ho visto persone sborsare la bellezza di trenta bigliettoni, metà dei quali dovuti per la sola tessera dell’associazione.
Se il proliferare di circoli ed associazioni, e più in generale la gestione della localanza notturna milanese, come è già stato fatto notare in altre occasioni, è parecchio discutibile, non lo è affatto il rock raffinato dei Sophia. Capita a volte che certa musica si dimostri poco adatta al contesto live, ma il nostro caso è l’esatto opposto: ciò che già su disco emoziona non poco, dal vivo si arricchisce in efficacia ed arrangiamenti, colpendo al cuore anche chi dei Sophia non aveva ascoltato una singola nota fino al giorno prima. La band pesca dall’intero repertorio, inizialmente dagli ultimi “People Are like Seasons” e “Technology Won’t Save Us”, tornando indietro nel tempo con le immancabili “The River Song”, “So Slow” e “The Sea”, un crescendo emotivo che sferra l’attacco decisivo, necessario a rafforzare le convinzioni di chi i Sophia li conosce bene, ed a far sbocciare amore e devozione tra i neofiti.
Eugenio Crippa, Kronic.it

Review 3
La Casa 139, per chi non ne ha già avuto esperienza, si allontana decisamente dal concetto aristotelico di locale adibito a concerto rock presente nella nostra mente. Si tratta di un circolo ARCI allestito all`interno di una vera e propria abitazione (via Ripamonti n.139) in pieno stile decadente, con lampadari composti da milioni di gocce di cristallo e letti di velluto rattoppato buttati in un angolo. Al piano superiore dell`edificio, un piccolo palco, sul quale i sei Sophia si stringono, e un ambiente intimo che trova in un popolo indie piuttosto radical chic la propria fauna ideale.
Robin Proper-Sheppard sale da solo sul palco, visto che la sua chitarra non si può ancora considerare, a nostro malincuore, un componente del gruppo. L`impressione, rispetto ai tour degli scorsi anni, è che il successo abbia cambiato alcune delle carte in tavola. Capelli più lunghi e look ammiccante sostituiscono l`involucro di una figura che era solita distinguersi per la sua compostezza. La scioltezza nel dialogo col pubblico e le movenze che accompagnano l`atteggiamento dell`anima dei Sophia sembrano confermare l`ipotesi.
Questo non cambia di una virgola l`effetto di canzoni come "So Slow" o "If Only", che prendono in mano e carezzano il cuore dell`ascoltatore, ma dà l`impressione che Robin non sia lì per porgerci il suo, di organo vitale. Un po` lo stesso effetto che fa l`ultimo disco se rapportato ai primi due, intensi, "Fixed Water" e "The Infinite Circle".
Ma eravamo rimasti al debutto solitario del frontman sul palco, che annuncia un concerto molto diverso da quello della settimana precedente, sempre nella stessa location. Si parte con un paio di pezzi per cui la sola chitarra in spalla è sufficiente, ma i volumi non sono dei migliori, tanto che i pizzichi delicati sulle corde vengono schiacciati dal vibrare della voce sul microfono.
Poi entrano gli altri e il loro contributo scenografico non è, come al solito, maggiore di quello della cordata compagna del frontman. Si alternano quindi tracce vecchie e nuove, più o meno comuni, più o meno sentite. Quel che è certo è che in conclusione di concerto i Sophia alzano la voce: in questo senso colpiscono la versione indurita del singolo "Oh My Love", estratto da "People Are Like Seasons", e il devastante finale strumentale, con un assordante clamore che fa tanto post-rock e strappa applausi a scena aperta. Conditi con un pizzico di rammarico per la sensazione di aver perso qualcosa per strada.
Alessandro Ballini, Kronic.it


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