Sophia - 06/05/16: Covo, Bologna (IT)

Set list
Resisting
The Drifter
Don't Ask
Blame
California
St. Tropez / The Hustle
You Said It's Alright
Baby Hold On
It's Easy To Be Lonely
Bad Man
So Slow
If Only
Oh My Love
The Desert Song
Darkness
The River Song
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Birds
I Left You


Review 1
Era molto tempo che Robin Proper-Sheppard non tornava a farsi vivo. Circa 7 anni sono passati dal suo ultimo album in studio 'There Are No Goodbyes...' (2009) e finalmente, il 15 aprile 2016, è uscito un nuovo lavoro 'As We Make Our Way (Unknown Harbours)', che ha riportato l'attenzione su quel progetto che molti hanno amato fin dal suo esordio, nel lontano 1996, con un disco perfetto come 'Fixed Water'. Per questo l'unica data italiana del suo tour di presentazione dell'album era attesissima e, infatti, sebbene il Covo di Bologna non abbia una capienza smisurata, la sala è piena.
'As We Make Our Way' segna un lieve ma significativo cambio nel suono dei Sophia, che si riflette anche nella formazione sul palco: oltre allo storico batterista Jeff Townsin, ci sono tre giovani musicisti (rispettivamente chitarra solista, basso e tastiere, chitarra e tastiere). Come da disco, anche nel live emerge la presenza del synth e del piano e uno spessore maggiore delle chitarre. Ma il suono complessivo che nasce sul palco è molto più intenso e potente della resa in studio.
La prima parte del concerto è quasi esclusivamente dedicata al nuovo album. Prima di salire sul palco partono le note di 'Unknown Harbours', che come un ouverture ci introduce nell'atmosfera del live. Robin e sodali devono attraversare tutta la sala per salire sul palco e attaccano subito con 'Resistant', creando un muro sonoro di chitarre elettriche, aperte, distorte, che setta immediatamente la dimensione del suono. Dal vivo 'Resistant' è potente, melodica, avvolgente come tutta la performance di questa serata. Tre chitarre si fanno sentire (Robin suona una Epiphone Hollow Body, stesso modello la seconda chitarra, mentre il solista suona una Fender Jazzmaster), e anche se per diversi brani prevale la dimensione pulita, acustica, in stile Sophia, per gran parte del live le chitarre costruiscono energia, spessore, un'onda di suono che senza essere violento travolge.
Il secondo brano è 'The Drifter', altro singolo tratto dall'ultimo disco, a cui segue 'Don't Ask' e la bellissima 'Blame'. C'è un'atmosfera raccolta, silenziosa, rapita fra il pubblico perfettamente sintonizzata con l'intimità dei brani proposti per la prima parte del live. Del nuovo disco le suonano praticamente tutte: segue 'California', 'St. Tropez / The Hustle', 'You Say It's Alright'. Questi ultimi due brani portano un velo più cupo, psichedelico nella sala del Covo, anche se il suono che avvolge tutto il pubblico resta pieno, cristallino, denso e variegato grazie alle intarsiature create con il synth. Tutta la cupezza si scioglie appena cominciano le note di 'Baby, Hold On' (una delle tracce migliori dell'ultimo disco, a nostro parere) e la malinconica 'It's Easy to Be Lonely'. A questo punto il pubblico è totalmente immerso nel mondo sonoro di 'As We Make Our Way', completamente sollevati, trasportati dalla voce di Proper-Sheppard che ci lascia appesi senza abbandonarci mai e che rimprovera chi si permette di tossire proprio nel mezzo di uno dei brani più intimi. Ma Robin è fatto così, mette a posto tutti (a chi gli grida delle richieste risponde: "You gotta get what I give and you gotta be happy, goddamnit!").
L'apice della serata si raggiunge quando Robin comincia a cantare 'So Slow'. Tutto il pubblico reagisce come se avesse ritrovato un tesoro e si mette a cantare all'unisono tutto il brano con il cantante. un momento davvero intenso, tanto che alla fine Proper-Sheppard è visibilmente emozionato e ringrazia sorridendo (cosa assai poco sophianiana, come ha dichiarato egli stesso su Facebook il giorno dopo): "Se registro una versione live di questo pezzo potete esserci tutti? Wow, è stato fantastico. Fuckin' Bologna, you kickin' ass! In a very sad way, of course". Tanto per restare con le orecchie nel passato, dopo 'Fixed Water', finiamo in 'The Infinite Circle' con la bellissima 'If Only', e anche in questo caso tutto il pubblico ha una reazione da stadio: braccia alzate, tutti cantano all'unisono, suonata con tre chitarre è ancora più intensa.
L'ultima parte del concerto è dedicata alla discografia seguente: 'Oh My Love' apre una sezione di canzoni più rock, dove distorsione e potenza superano la delicatezza delle linee melodiche delle tastiere e delle chitarre arpeggiate. 'The River Song' costruisce un loop continuo crescente ipnotico; segue 'Birds' e il concerto si chiude con 'I Left You' in una versione molto più rock del disco, assolutamente convincente.
Alla fine del concerto Robin ringrazia ancora tutti, dichiarando che quello di Bologna è stato senza dubbio il miglior pubblico del tour. E un po' gli crediamo perché per un'ora e mezza siamo stati tutti rapiti, gustando un concerto atteso da tanto tempo che non ha tradito le aspettative.
Francesca Arceri, indie-rock.it

Review 2
7 anni dopo il suo ultimo concerto full band (con archi) e 6 dal tour acustico in solitario ritorna Robin-Sophia.
Un ritorno preceduto dal nuovo disco As We Make Our Way (Unknown Harbours) e prima ancora dal singolo It's Easy To Be Lonely
Tour breve, quasi un rodaggio visto anche che, a parte il fido Jeff Townsin alla batteria, gli altri musicisti sono tutti nuovi e giovanissimi.
Propedeutico per un (ben più sostanzioso, ci si augura) tour autunnale, stagione che maggiormente e meglio si adatta al mood dell’opera e della personalità di Robin, mood al quale sembra si siano adattati alla perfezione i novelli Sophia, almeno musicalmente.
L’occasione è di quelle “importanti” ed il Covo è stracolmo ed esplode all’ingresso (dalle retrovie) del gruppo che sale sul palco sulle note di Unknown Harbours ed è subito ultimo disco con Resisting.
Da questa in poi, i primi 9 brani sono tutti quelli dell’ultimo lavoro, nello stesso identico ordine del disco.
Anche per questa scelta, ci si rende ancor più conto del sapore di prova generale.
Dal vivo il gioco funziona perfettamente, con quell’equilibrio tra brani prettamente rock e ballate a la…Sophia, e le esecuzioni live, dopo le perplessità dei 2 lavori precedenti, convincono ancor di più di essere davanti ad un signor disco che, se non si può paragonare alle prime 3 opere, ci riporta un Robin in gran forma.
Insomma la continuità del discorso interrotto e ripreso nella medesima maniera.
E non potrebbe essere diversamente.
Terminato il nuovo, si torna al passato con una stupenda (e forse inaspettata) Bad Man seguita da 2 lance conficcate nei deboli cuoricini dei suoi fan, che fanno diventare lucidi gli occhi mentre le cantano in coro con lui.
So Slow, cantata dalla prima all’ultima strofa, in coro dall’intero audience, tanto che alla fine Robin chiede di essere nuovamente presenti nel caso decidesse di registrarne una nuova versione live e poi rincara la dose con un “Bologna, kicking ass… in a very sad way, of course”…
E poi If Only ancora in coro anche se più sommessamente.
C’è ancora il tempo per Oh My Love, la più debole del mazzo, seguita dal trittico Desert song nr 2, Darkness e The River Song che toglie il fiato e mette alla prova i timpani e le coronarie di tutti i presenti nel minuscolo locale.
Arrivano, così, i 2 bis con una inattesa Birds ed una più prevedibile I Left You.
1 ora e ¾ di concerto praticamente senza soste, intenso, energico, emozionante.
Welcome back Robin, ci rivedremo quando le foglie saranno ingiallite, proprio come quelle sulla copertina di People are like Seasons…
Angelo M., stordiscolivereport.blogspot.be, 17/5/2016


Review 3
Dopo aver pubblicato il loro attesissimo sesto LP, “As We Make Our Way (Unknown Harbours)”, uscito da appena tre settimane, i Sophia ritornano in Italia: la data di stasera al Covo Club di Bologna è l’unica nel nostro paese e i fan italiani non fanno mancare il loro affetto alla creatura di Robin Proper-Sheppard, mandando sold-out lo storico locale di viale Zagabria.
Quando, pochi minuti prima delle undici, tentiamo di entrare nella sala dove si tengono i concerti, la stanza è incredibilmente piena e il musicista nativo della California e i suoi compagni sapranno ricompensare il calore dei presenti con un concerto indimenticabile.
Dopo un lungo intro strumentale, è la voce di Robin, che si distingue in mezzo alle chitarrone rumorose, a incantarci immediatamente con la bellissima e cupa Resisting, primo estratto della serata dall’album più recente.
La successiva The Drifter, invece, sa creare un clima molto bello: è riflessiva, dolce e la sua atmosfera soft rilassa ed emoziona il pubblico emiliano; California risulta poi fresca e frizzante, adrenalinica e veloce.
In seguito Baby, Hold On ci regala momenti unici: i sentimenti così puri e cristallini e la voce morbida di Proper-Sheppard sono qualcosa di indescrivibile e che porta quasi alle lacrime, tante sono le emozioni che sanno suscitare, tributate poi da un lungo e meritato applauso da parte dei numerosi presenti.
Bad Man, estratta dal vecchio “De Nachten” (2001), è particolarmente sincera, con la strumentazione che continua a cambiare la sua intensità a seconda dei momenti, mentre Jeff Townsin picchia deciso sul suo drumkit. E’ poi So Slow, supportata dal piano, a disegnare un altro di quei momenti indimenticabili: bisogna solo ascoltare in religioso silenzio e provare i brividi che scorrono sulla pelle.
Oh My Love è rock, puro, adrenalinico, così come The River Song, che suona cattiva, malinconica e cupa.
Per i due encore, Birds e I Left You, sono ancora i sentimenti a vincere e Robin mette in luce ancora una volta la sua classe e il suo magico tocco: in molti vorrebbero ancora qualche pezzo, ma sono già passati novanta minuti e i djset devono iniziare, ma la nostra serata è stata veramente perfetta.
ap1976parma, troublezine.it, 15/5/2016




Photo by Angelo Montagano



Photo by Carlina Coriani


Photos by Christian Rinner